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Arvedi e Bandecchi: quale futuro l’AST?

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AST

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Negli ultimi mesi, la situazione dell’Acciai Speciali Terni (AST) ha destato crescente preoccupazione, sia per le decisioni aziendali riguardanti la produzione a caldo, sia per le tensioni emerse tra il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, e il gruppo Arvedi, proprietario dell’AST.

Nel settembre 2024, la direzione di AST ha annunciato la sospensione temporanea di uno dei due forni elettrici per una settimana, decisione motivata dai costi energetici elevati che rendevano l’azienda meno competitiva rispetto alle importazioni asiatiche a basso costo. Durante questo periodo, circa 200 lavoratori sono stati posti in cassa integrazione.  

Secondo i dati forniti dall’azienda, tra gennaio e luglio 2024, lo stabilimento di Terni ha sostenuto un costo medio di 97 euro per megawattora, a fronte di 21 euro in Francia, 32 in Germania, 35 in Finlandia e 62 in Spagna. Questa disparità ha creato una distorsione della concorrenza, con conseguenze significative per AST.  

Parallelamente, le trattative per l’Accordo di Programma tra il gruppo Arvedi e il Ministero dello Sviluppo Economico hanno subito rallentamenti. Le condizioni di mercato mutate e l’assenza di soluzioni concrete per ridurre i costi energetici hanno complicato il raggiungimento di un’intesa. Alcuni osservatori continuano ad  ipotizzare un possibile disimpegno del gruppo Arvedi da Terni, alimentando ulteriori preoccupazioni sul futuro dello stabilimento.  

In questi primi giorni di gennaio, fonti locali hanno riportato che il gruppo Arvedi starebbe valutando la chiusura dell’area a caldo dello stabilimento ternano. Questa decisione comporterebbe la perdita di circa 400 posti di lavoro (c’è chi ne paventa molti di più), con implicazioni drammatiche per l’economia locale e la comunità. 

Ambienti vicino alla proprietà dell’AST hanno da tempo evidenziato una certa insofferenza verso certe esternazioni provenienti da Palazzo Spada, che di certo non hanno aiutato a rendere il clima più sereno.

Il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, ha espresso infatti pubblicamente le sue preoccupazioni riguardo alle scelte del gruppo Arvedi. Bandecchi ha sottolineato l’importanza di mantenere gli impegni previsti nell’Accordo di Programma, evidenziando che eventuali ridimensionamenti del piano industriale potrebbero compromettere gli sforzi dell’amministrazione comunale per rendere la produzione più sostenibile dal punto di vista ambientale.  

Non solo, sempre il sindaco Bandecchi, a margine dell’incontro con l’Assesore regionale De Rebotti in III commissione comunale, ha affermato che, anche a seguito del suo incontro con il ministro Urso, gli unici soldi a disposizione di AST sono quelli del Ministero dell’Ambiente per la realizzazione della centrale a idrogeno volto all’abbattimento dell’inquinamento e non al potenziamento del Polo produttivo, creando ulteriore tensione in una vicenda dove le tensioni sono da tempo già alte.

Il clima che si respira nello stabilimento di viale Brin è di forte preoccupazione tra i dipendenti e gli operai. 

Noi ci limitiamo, come sempre, a registrare i fatti ma non possiamo non esprimere preoccupazione per la possibile chiusura dell’area a caldo dell’AST che rappresenta una questione cruciale per il futuro industriale ed economico di Terni. 

È fondamentale che si riprenda un serio e costruttivo dialogo tra tutte le parti coinvolte, al fine di trovare soluzioni che garantiscano la sostenibilità economica, occupazionale e ambientale dello stabilimento. 

Non è più il tempo degli inutili proclami e delle prove muscolari:  è necessario che le istituzioni locali e nazionali collaborino per affrontare le sfide legate ad assicurare un futuro solido all’industria siderurgica ternana.

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