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L’Umbria “come la Pennsylvania”: il voto locale ha ripercussioni nazionali

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Da qualche giorno, sulla scia della moltitudine di ragionamenti relativi alle elezioni americane, qualcuno ha cominciato a parlare dell’Umbria paragonandola alla Pennsylvania degli Stati Uniti, per il suo ruolo chiave nelle prossime elezioni regionali, evidenziando quanto il risultato possa influenzare la politica nazionale. 

La Pennsylvania è il principale dei cosiddetti swing states, ovvero quegli stati in cui l’esito delle elezioni non può mai essere predetto con certezza e proprio per questo risulta spesso decisivo per l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi. Analogamente, il voto degli umbri è considerato un indicatore importante per misurare gli equilibri tra centrodestra e centrosinistra e la tenuta delle coalizioni elettorali a livello nazionale.

La competizione è serrata e i sondaggi mostrano un margine sottilissimo tra le due candidate Tesei e Proietti, con variazioni minime da una rilevazione all’altra, che scoraggiano le stesse candidate a sbilanciarsi sulle previsioni. 

La situazione appare quindi ancora fluida, con una percentuale significativa di elettori ancora indecisi, rendendo il risultato più incerto che mai. Oltre alle due candidate citate, in corsa ci sono altre sette aspiranti alla presidenza della regione: Martina Leonardi; Marco Rizzo; Moreno Pasquinelli; Fabrizio Pignalberi; Elia Francesco Fiorini; Giuseppe Paolone e Giuseppe Tritto.

Sta di fatto che l’emergere di questo parallelismo con la Pennsylvania dimostra il valore simbolico del voto umbro: sarà anche una regione piccola, ma il suo peso politico potrebbe avere un ruolo decisivo sugli sviluppi futuri a livello nazionale.

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