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Attualità

Ast perentoria sull’accordo di programma: se non risolviamo il costo dell’energia non firmiamo

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Grande preoccupazione, stato di agitazione, la convocazione dei parlamentari eletti in Umbria, un pacchetto di 8 ore di sciopero da definire entro il mese di marzo se non ci saranno schiarite.

Dall’incontro tra sindacati e Regione (ma c’era soltanto l’assessore De Rebotti, non la presidente Proietti) solo una conferma: le nuvole che si stanno addensando sul futuro dell’Ast di Terni sono così fitte che non lasciano presagire niente di buono.

Il sindacato ha dovuto prendere atto che le difficoltà sono diventate enormi, con ricadute occupazionali molto serie sullo stabilimento ternano, in 400 rischiano se si chiude il “caldo”. I sindacati hanno concluso che il clima è radicalmente mutato da quando l’Accordo di programma (un miliardo di spesa previsto su Terni e la sua acciaieria) erano a un passo. Adesso invece le difficoltà stanno prevalendo. E tutti se ne rendono conto.

Il costo dell’energia resta il nodo fondamentale e la nota diffusa questa mattina da Ast lo certifica nero su bianco, al di là di qualsiasi interpretazione o ricostruzione dei passaggi che si sono succeduti da tre anni a questa parte. Leggiamole insieme le parole di Ast, contenute nella nota stampa: “E’ necessario risolvere il problema del costo dell’energia prima di qualsiasi Accordo di programma. Nessuno, e dunque neppure Arvedi Ast, in buona fede può assumersi la responsabilità di firmare un accordo che non contenga la soluzione, contingente e strutturale, del costo dell’energia, poiché comprometterebbe la competitività, lo sviluppo, il rilancio dell’azienda ed il futuro dei posti di lavoro”.

Quindi? Quindi quando però le cose si fanno davvero difficili può essere anche il momento giusto per tornare all’origine e alla ratio dell’investimento. La congiuntura internazionale è quella che è, il Governo è concentrato su molto altro, a livello locale il cambio di governo in Regione non poteva non creare qualche difficoltà in più. Conclusione: al momento tutto è appeso alla credibilità – nazionale e internazionale – di Arvedi e alla sua determinazione di tornare all’origine del suo investimento per difenderlo con tutte le armi a disposizione. A breve si potrebbe saperne qualcosa di più.