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Ancora lontana la soluzione del giallo di via Cannizzaro a Terni. Mentre la donna – l’83enne professoressa di Storia dell’Arte in pensione – è stata posta in un’area riservata dell’ospedale di Terni, dove attualmente si trova ricoverata, i carabinieri stanno ascoltando le testimonianze dei residenti nel palazzo di via Cannizzaro 7, dove nella notte tra il 6 e il 7 gennaio la donna è stata aggredita e colpita al volto con un’arma da taglio.
L’aggressione della donna ha turbato l’intera città per non parlare della quiete delle famiglie della zona di via Cannizzaro, che da quattro giorni vivono nella paura che un gesto simile possa ripetersi. Regna insomma grande apprensione e timore per una vicenda su cui gli inquirenti stanno lavorando alacremente per fare chiarezza prima possibile, anche per restituire tranquillità a tutto il quartiere. L’indagine, coordinata dalla Procura con un fascicolo aperto contro ignoti per i reati di rapina aggravata e lesioni con sfregio al viso, vede gli inquirenti impegnati su più fronti. I carabinieri del Ris continuano ad effettuare rilievi sul luogo dell’agguato, mentre i colleghi proseguono ad ascoltare i residenti nel palazzo alla ricerca di indizi che possano permettere di individuare l’uomo di carnagione chiara che all’alba di martedì senza proferire parola e a volto scoperto ha aggredito l’anziana sul letto, provocandole ferite al volto, agli zigomi e alla nuca tali da costringere i medici dell’ospedale Santa Maria ad applicare oltre cento punti di sutura.
A fornire agli inquirenti le prime indicazioni di un probabile identikit dell’aggressore è stata la stessa vittima che, in stato di schock, resta sotto osservazione dei medici, ma che, quando starà meglio, dovrà comunque essere riascoltata dai carabinieri. Per il momento non è ben chiaro con quale oggetto l’uomo abbia aggredito la signora; non si tratterebbe di un coltello ma di un oggetto contundente acuminato, forse un arnese da scasso.
Dall’appartamento della donna sono sparite solo due fedi nuziali, la sua che le sarebbe stata sfilata dal dito della mano durante l’aggressione e quella del marito che era appoggiata sul comodino. La prima ipotesi è quella di un furto finito male, ma più indizi spingono a pensare che la situazione possa essere anche più complessa. Gli inquirenti stanno comunque lavorando anche per ricostruire con esattezza la dinamica dell’aggressione, con il bandito che si sarebbe allontanato dal portone principale.
Al vaglio dei carabinieri anche le telecamere di videosorveglianza presenti nella zona.