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Ast, i sindacati annunciato: “Pronti ad una nuova vertenza”

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Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl non ci stanno e vogliono mettere pressione ad azienda e istituzioni. Sul tavolo in futuro dell’Acciai Speciali Terni. E così le segreterie territoriali dei cinque sindacati sono tornate a parlare ma soprattutto hanno posto un nuovo ultimatum: “se entro il 28 febbraio – data indicata dal ministro Urso come dead line nell’ultimo incontro al Mimit – non si arriverà alla firma dell’intesa si aprirà una nuova vertenza Ast e inizierà di conseguenza anche una nuova stagione di mobilitazione dei lavoratori”.

Alessandro Rampiconi (Fiom Cgil) sottolinea che, sebbene le questioni ambientali siano cruciali, non devono essere messe insieme agli investimenti industriali per evitare di creare alibi. Rampiconi annuncia un incontro il 5 marzo per discutere di questi temi con le istituzioni locali, ribadendo che gli investimenti ambientali devono essere fatti subito. Se non si trova una soluzione entro fine febbraio, la mobilitazione dei lavoratori sarà inevitabile.

Simone Liti (Fim Cisl) critica l’esclusione dei sindacati dal processo di vendita e dalle trattative sull’accordo di programma, chiedendo chiarezza su quanto accaduto in questi anni. Sottolinea che, se l’accordo fallisce, sarà necessario un nuovo patto di territorio e un accordo sindacale per portare avanti gli investimenti.

Simone Lucchetti (Uilm) esprime preoccupazione per l’incertezza politica e industriale legata all’accordo di programma, evidenziando un disequilibrio tra gli obiettivi e i risultati raggiunti. Sottolinea la necessità di un piano industriale chiaro, con particolare attenzione agli assetti occupazionali e agli investimenti, e minaccia di attribuire responsabilità a chi non ha rispettato gli accordi.

Giovacchino Olimpieri (Fismic) lamenta la continua mancanza di chiarezza sugli investimenti e sulla gestione delle problematiche ambientali, ridotte da 300 a 200 milioni. Si domanda anche che fine abbia fatto il piano di sviluppo del territorio annunciato dalla Fondazione Arvedi. Critica anche i ritardi e l’assenza di concrete soluzioni sui problemi energetici e infrastrutturali, mettendo in dubbio l’efficacia degli annunci governativi. Olimpieri conclude che la situazione è giunta a un punto critico e che è necessaria una soluzione immediata per la sopravvivenza dello stabilimento.