Connect with us

AM TG

A Largo Cairoli di nuovo interrati i resti del monastero di Santa Teresa

Pubblicato

il

This post has already been read 3764 times!

Non sono bastate 602 firme per impedire che i resti del complesso monastico di Santa Teresa, nella zona di Largo Cairoli, siano nuovamente coperti di terra e riportati all’oblio. Il Comune di Terni, in ottemperanza di quanto stabilito nella seduta consiliare dello scorso 20 dicembre, ha da questa mattina dato avvio alle operazioni che porteranno alla sepoltura di tali testimonianze, che ricordiamo erano emerse nel 2021 nel momento in cui cominciarono i lavori per la riqualificazione dell’area. Una volta sgombrate le bancarelle di commercianti che trovavano posto nella piazza, e scavato il suolo adiacente dove era ospitato un parcheggio, erano venute alle luce una serie di strutture collegate all’antico monastero, le cui origini sono collegate ad un sogno fatto contemporaneamente da Artemisia Benaducci e sua figlia Maria Angela.

Il sogno Le due donne, che nel sonno si erano viste indossare gli abiti monastici, erano poi entrate in contatto con i Padri Carmelitani. Il 5 febbraio 1618, il vescovo di Terni, Clemente Gera, aveva quindi officiato la cerimonia della vestizione delle prime cinque novizie, tra le quali vi erano anche Artemisia e Maria Angela. Secondo quanto riportano le Riformanze della città di Terni, il monastero era sicuramente funzionante almeno a partire dal 1642, e rimase attivo per oltre due secoli, ospitando tante giovinette ternane che avevano scelto la vita religiosa. Il complesso, espropriato dal Governo con l’annessione di Terni al Regno d’Italia, fu poi trasformato in una caserma militare, di cui sono ancora visibili le merlature lungo Corso Vecchio. L’area fu poi pesantemente danneggiata durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e l’intero complesso era stato demolito.

La scoperta Quando nel 2021 sono riemerse le fondamenta del monastero seicentesco, chi ha cuore la storia di Terni aveva sperato che quei resti fossero adeguatamente valorizzati, magari trasformando l’area in una sorta di giardino archeologico. La scorsa giunta comunale aveva accolto positivamente quella proposta, e pure l’attuale amministrazione era parsa inizialmente propensa a portare avanti il progetto, salvo poi fare marcia indietro, giustificando tale scelta sulla base del rischio di non riuscire a completare gli interventi nei tempi indicati dal Piano Periferie, con eventuali ripercussioni economiche sul bilancio comunale.

La decisione Ciò con il voto favorevole di 18 consiglieri comunali, tra cui alcuni di minoranza. Nell’area sorgeranno comunque dei giardini, e rimarranno anche alcuni posti auto, ma le strutture dell’antico convento non saranno più visibili, a meno che non si decida in futuro di riportarli di nuovo in superficie, con un ulteriore aggravio per le casse comunali. Da qui la raccolta di firme, che era stata promossa dall’ex consigliere comunale Michele Rossi, sempre molto attivo nelle campagne a tutela del patrimonio storico della città. La Sovrintendenza dell’Umbria, dopo aver preso atto dello stallo in cui è caduto il precedente progetto, non ha potuto fare altro che autorizzare l’interramento dei resti del monastero di Santa Teresa.

Il rammarico A prescindere dal reale valore archeologico di tali testimonianze, rimane il rammarico per quella che ci sembra un’occasione persa. Se si eccettua l’Anfiteatro romano, di recente restaurato, le poche testimonianze storiche superstiti non godono sicuramente di buone condizioni, a cominciare da quanto rimane della cinta muraria. Ma pensiamo anche al torrione di Vico Possenti, all’antica chiesa di Sant’Agape, ai rifugi antiaerei, di cui per molti si è permessa la demolizione, o alle condizioni deprecabili in cui versa Villa Palma. E’ come se la Terni moderna, che segue il corso di una storia antichissima cominciata addirittura nel 672 a.C., sia completamente disinteressata alle sue radici. Da qui la distruzione di necropoli, mura, torrioni, chiese, palazzi e teatri, nonché la sepoltura di quanto riaffiora alla luce dal sottosuolo.